Il Canyon del Colca è stato il primo trekking del nostro viaggio in Perù e rimarrà sempre nei miei ricordi per due motivi fondamentali: la bellezza della natura e la fatica per l’altitudine, entrambe maestose.
Iniziamo col dire che per questioni di tempo siamo partiti per il tour dopo appena un giorno dall’arrivo ad Arequipa ed in Perù, dovevamo quindi ancora abituarci sia al fuso orario sia all’altitudine, che in città supera i 2000 mt slm.
Col senno di poi sarebbe stato meglio aspettare un giorno in più prima di partire, ma non sarebbe stato nello stile Badonelli d’altronde!
La sveglia suona davvero presto, alle 2:30 del mattino per prepararsi alla partenza delle 3; lasciamo lo zaino grande in hotel ad Arequipa e portiamo con noi quello piccolo (40 lt circa) con l’indispensabile per i due giorni… al termine del post vi darò maggiori dettagli sull’attrezzatura.
Il Colca Canyon si trova a circa 160 km da Arequipa e con i suoi 3270 metri di profondità è uno dei più profondi al mondo – c’è chi dice il primo, chi il secondo. Nella valle in cui si trova il canyon si trovano alcuni villaggi sperduti i cui abitanti vivono essenzialmente di agricoltura e si possono ammirare i tipici animali del Perù: vicuña e alpacas.
Da Arequipa servono circa 4 ore per raggiungere la vallata ed iniziare il tour alla scoperta dei luoghi più interessanti della zona. Il tour nel Canyon del Colca, oltre al trekking per discendere nell’oasi in vallata, prevede infatti alcune soste per ammirare i maggiori luoghi di attrazione:
- Chivay: un piccolo villaggio dove ammirare le signore in abiti tradizionali, vicuña e alpacas
- Mirador de los Volcanes: da qui si vede chiaramentela linea degli 8 vulcani che toccano oltre 5.000 metri di altezza: Misti, Chachani, Pichupichu, Hualcahualca, Sabancaya, Chucura, e la Cordigliera di Chila.
- Mirador Cruz del Condor: nel paese di Cabanaconde a 4910 mt s.l.m. si trova questo punto panoramico dove assistere al volo di numerosi condor. Straordinari uccelli con un’apertura alare che può raggiungere anche i 3 metri.
Dalla piazza principale di Cabanaconde inizia il trekking vero e proprio di 17 km circa per scendere fino all’oasi in cui pernottare (che ad un certo punto della giornata diventerà un miraggio).
Le 7 ore di cammino necessarie includono, 3 ore e mezza di cammino in discesa a zig zag per la montagna, qualche salita di cui una piuttosto faticosa, l’attraversamento di 3 villaggi in cui sostare per incontrare i locals, un sentiero di circa 20 minuti piano e un’ultima ripida discesa per raggiungere l’oasi dove si pernotta.
Non sottovalutate lo sforzo richiesto: il cammino sebbene prevalentemente in discesa è di per sé duro, roccioso, polveroso e stretto, si cammina sull’orlo del sentiero sospesi a centinaia di metri dalla valle del canyon, gli asini, che vanno veloci, hanno la precedenza. Ho visto persone avere problemi alle ginocchia ed io stessa a fine giornata ero davvero affaticata.
Le sistemazioni che si trovano in fondo al Canyon sono molto basiche di solito, ma il paesaggio intorno, l’atmosfera di pace che si respira, il silenzio, e la piscina nella quale rinfrescarvi, vi ripagheranno alla grande degli sforzi. Dopo la cena, inclusa nel prezzo, l’ora della buonanotte arriva presto: un po’ per la grande stanchezza di tutti, un po’ perché la corrente viene staccata… e poi perché la giornata seguente la sveglia suona verso le 3:30.
Il secondo giorno infatti il menù prevede “solo” 6km in salita, considerate però che affronterete un dislivello di circa 1200 metri! Per chi non se la sente di affrontare il cammino è prevista la salita a dorso di muli da prenotare la sera prima a circa 60 soles (€ 16)… nessuna vergogna sono in molti a scegliere questa opzione.
Vista l’ora di partenza per gran parte del tempo si cammina al buio con l’aiuto delle torce e dopo circa 3 ore si arriva in cima. Dopo le prime due ore di cammino ho avuto un piccolo cedimento: vuoi la stanchezza, l’altitudine o il fatto che si affronti questo tratto a stomaco vuoto (la colazione è prevista in cima) nell’ultima ora ho proseguito solo grazie alla testardaggine (che ogni tanto torna utile).
Brevi e frequenti pause lungo il percorso per riprendere fiato, rallentare i battiti ed ammirare il panorama quando il sole inizia a sorgere aiutano e ripagano della fatica che si sta affrontando.
Raggiunta la cima, un ultimo sforzo per percorrere qualche chilometro in piano e raggiungere il paesino dove fare colazione e riposarsi un po’ al sole, si riparte poi in bus attraversando il parco naturale e fermandosi per una breve sosta presso alcune sorgenti termali dove dare un po’ di meritato riposo alle gambe affaticate.
Cosa portare con sè
Affronterete due giorni impegnativi, perciò portate con voi solo l’indispensabile per non appesantire inutilmente lo zaino.
- Un cambio
- Pantaloni lunghi e felpa (per la sera e la mattina presto)
- Giacca leggera per vento e pioggia
- Scarpe tecniche (io ho utilizzato le scarpe da trail running Mountain Racer perchè più leggere di quelle da hiking ma adatte al percorso)
- Torcia
- Acqua (almeno 2 lt a testa al giorno)
- Costume
- Asciugamano
- Cappellino
- Crema solare
- Barrette energetiche (da consumare durante il percorso soprattutto il secondo giorno
Il trekking al Canyon del Colca è stato il più impegnativo di tutto il viaggio (forse anche perchè il primo e come dicevo dovevamo abituarci all’altitudine) ma di certo è un’esperienza da non perdere.